#66 Una colazione con i fiocchi
Tutto quello che c’è da sapere sull’AVENA: tanti benefici, tante ricette da rubarmi e altrettanti motivi per innamorarsene (uno su tutti: la sostenibilità!)
Ciao, sono Nina Gigante, una giornalista, Holistic Nutritionist for body and soul® e Oriental Medicine Health & Wellness Coach (UK, USA). In Italia, sono membro dell’AIHC (Associazione Italiana Health Coach).
Ogni giovedì qui troverai spunti di benessere integrato che spaziano tra Oriente e Occidente e, saltellando tra pratiche millenarie e le più recenti scoperte scientifiche, ti aiutano a tornare a casa da te stessa. Non per diventare la "versione migliore di sé”, ma, al contrario, per stare meglio con ciò che si è: anche questa è Medicina.Terracielo usa, fin dalla prima puntata, il femminile sovraesteso



«Vorrei sapere, per esempio, perché mi hai sposata. «Per via della colazione» spiegai. «Cercavo qualcuno con cui poter fare colazione per tutta la vita, e la mia scelta – così si dice, no? – cadde su di te. Sei stata una magnifica compagna di colazioni. E con te non mi sono mai annoiato. Neanche tu con me, spero.» Heinrich Böll
❤️ Comincerò con un grazie. Perché ho scoperto, grazie ad Andrea Girolami, che TERRACIELO, che ha poco più di un anno di vita, è tra le prime 5 newsletter Health & Wellness in lingua italiana per numero di iscritti (free e paganti) e tra le più “trending” del momento. Una piccola grande gioia, che voglio condividere con chi la legge, mi scrive, la aspetta di giovedì, la sente casa.
🥐 E ora, bando alle ciance ... facciamo colazione!
Ormai, del resto, lo sapete: a chi mi chiede cosa fai nella vita io rispondo sempre, scherzando ma non troppo, COLAZIONE. L’ho scritto pure nella bio. Delle tante case che ho abitato, ricordo soprattutto lui: quello spazietto di mondo su cui, ogni giorno, ricominciare. Il tavolo su cui fare colazione.
Negli anni cambiavano i cibi del mattino, i Paesi, cambiavo io, lui restava sempre. Un rifugio quotidiano su cui affastellare cappuccini, libri, taccuini, giornali, marmellata, podcast, morning news, musica, parole o silenzi.
A Cambridge, nella casa di York Street, il tavolo di legno dava sul backyard. Gli uccellini, i ricci che venivano a farci visita, le prime luci, l’odore del bancha all’alba, il mio porridge mele e cannella.
A Londra, era accanto alla finestra da cui si vedeva passare l’Underground sopraelevata tra Hoxton e Shoreditch. I treni scivolavano come i pensieri: e io lì, seduta, prendevo fiato e sbirciavo dall’acquario prima di tuffarmi nella marea in movimento.
A Milano, in piena pandemia, era un su un tavolo minuscolo, di ferro, freddo e buio come solo le case di ringhiera sanno essere. Ma bastava una fetta di pane tostato e un po’ di musica e qualche libro per cambiare la qualità dell’intera giornata.
Ad Amsterdam, era bianco e rotondo, vicino a una finestra spalancata sui canali. La luce entrava obliqua, i tetti ancora bagnati di pioggia, ogni tanto il rumore dei tram o di una bicicletta che passava sul ponte.
A Barcellona, era nella cucina azzurra di Maite. Le tazze erano scelte con cura, tutte diverse, come le mattine. C’era sempre un vaso di fiori freschi sul tavolo e un raggio di sole che tagliava in diagonale le piastrelle. Il pane arrivava caldo dal forno sotto casa.
In Salento, era spesso il piano di marmo della cucina a volta, l’unico luogo fresco della casa, o sul terrazzo, vista rondini, campanili, antenne e tetti di Lecce. Un tavolone in legno tra agavi, cactus e buganville color pesca, il sole che picchiava già forte anche al mattino, il vento che ti diceva se andare a mare sull’Adriatico o sullo Jonio.
E poi, naturalmente, l’Umbria. I primi tempi, il tavolo della colazione era quello del postpartum: pieno di ciucci, tisane ayurvediche per l’allattamento, briciole di pane e tanta stanchezza. C’erano mattine in cui non riuscivo nemmeno a sedermi. Ma anche lì, a modo suo, era un àncora: un posto a cui tornare e da cui ricominciare.
Da qualche giorno, a Casa Futura, quel “tavolo” si è spostato in balcone. Come ho scritto qualche giorno fa su Instagram, il mio calendario è scandito così:
“Autunno Inverno Colazioni in terrazza Estate”.
Ho comprato un tavolo da esterno color vinaccia, quattro sedie con i cuscini a righe e l’ho piazzato sul balcone della cucina: affacciato sui monti, si vede Trevi in lontananza, il parco urbano sotto casa. Mi piace alzarmi prima che tutti (a parte la gatta Caterina) si sveglino: c’è ancora silenzio, conosco il punto esatto in cui sorgerà il sole, l’aria è (per una breve parentesi) ancora fresca, e io — che ho ricominciato a puntare la sveglia prima dell’alba (mi sono iscritta a una cosa bellissima ma molto difficile, ve ne parlerò) torno a prendermi questo spazio tutto per me.
In tutto questo migrare — città, lingue, fidanzati, lavori, stagioni della vita — , fedele come quel nonluogo-tavolino, è rimasto con me un ingrediente: l’avena.
Un po’ come una di quelle amiche che capiscono al volo l’umore dal tono del messaggio: non ha pretese, non si offende se la trascuri, è sempre lì quando ne hai bisogno. Si adatta a tutto — stagione, tempo a disposizione, voglia di dolce o di salato. Può essere cremosa o croccante, frullata o sgranata, calda o fredda. E, dettaglio non trascurabile, è amica dell’ambiente: coltivarla consuma poca acqua, non richiede pesticidi e ha un’impronta ecologica tra le più basse tra i cereali.
Insomma: se fosse una persona, l’avena sarebbe quella che non vedi da mesi, ma appena ti rivede ti dice: «Dai, raccontami tutto. Io intanto ti faccio un caffè».
E allora oggi, a gran richiesta (la mia!), le dedico questa puntata di Terracielo.
Perché mi ha insegnato che la colazione può essere - sempre - uno spazio d’amore. Anche quando la fai in piedi, con il cucchiaino in una mano e lo zaino di tuo figlio nell’altra. E anche questa è Medicina.
DLIN DLON: Se stai pensando che, con 30 gradi all’ombra, non ti sogneresti mai di mangiare un “pastone caldo” a colazione… tranquilla. L’avena d’estate cambia forma: si rinfresca, si mette in ammollo, si frulla, si trasforma. Dimentica il porridge bollente: oggi va di scena lo overnight oatmeal, il gelato all’avena, la granola salata, le insalate tiepide con chicchi integrali.
Non solo dolce, non solo a colazione: l’avena è il superfood più versatile e sostenibile dell’estate. E, fidati, può conquistarti anche sotto l’ombrellone.
SOMMARIO:
🌾 1. Tutti pazzi per lei (e non è una celebrity)
Spoiler: è piena di fibre e ti fa sentire sazia fino a pranzo.
🛒 2. Missione al supermercato: riconosci l’avena
Chicchi, fiocchi, farine… come destreggiarsi tra gli scaffali e scegliere quella giusta per te.
🍳 3. Dalla mia cucina alla tua. Burger, granola salata, risotti furbi: prendi e porta in tavola. (Altro che “sbobba”).
🥛 4. Non si munge, ma si beve (e fa bene, anche al pianeta)
Perché il latte d’avena è il mio preferito (e anche dell’ambiente). E come fare lo yogurt d’avena in casa.
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