#23 Come non uccidere le tue piante
Pensi di avere il pollice nero? COL CACTUS. Ti racconto tutti i miei sbagli, perché non li rifaccia tu. E i consigli pratici per trasformare la tua casa in quella di una PlantLady. (Pilea included)
Se vuoi ascoltare questa puntata, clicca qui:
Basta andare su Instagram per rendersi conto che le piante stanno vivendo il loro momento d’oro, ma detesto l’idea che la natura possa essere di moda.
Nik Southern
Sei riuscita ad affogare persino un cactus? La piantina di basilico che ripetutamente compri al supermercato finisce ripetutamente stecchita sul davanzale della cucina? Niente paura: anche io ero così. E questa puntata di Terracielo è quello che fa per te.
È una puntata defaticante, come quei minuti sul tapis roulant al termine della corsa, in cui ti sembra che le gambe vadano da sole. Avevo bisogno di scrivere cose defaticanti: perché da questa settimana siamo più vicini all'anno prossimo che all'anno scorso (gulp) e il peso della stanchezza si fa sentire, tutto. E perché vengo fuori da due mesi di lavoro a giri assurdi che sono culminati, domenica, in febbre oltre 39 (39.9 per l’esattezza, pensavo di morire), placche in gola e 10 giorni di antibiotico. È la solita storia: il corpo sussurra sussurra sussurra i suoi bisogni e se lo ignori, boom, ci pensa lui a farsi ascoltare. Quindi non facciamolo arrabbiare oltre e parliamo di una “minuscola cosa gigantesca” che mi sta tanto a cuore.
Piante da appartamento. Anche questa è medicina. Cominciamo.
Anni fa, quando ancora vivevo a Londra, avevo intervistato per Donna moderna Nik Southern, l’autrice del libro a cui questa puntata di Terracielo ha rubato il titolo. Capelli biondissimi e labbra rosso fuoco, dopo 13 anni di giorni tutti uguali in ufficio, Nik aveva deciso di mollare la scrivania e aprire Grace & Thorn, un florist shop in East London, dove vivevo anche io, specializzato soprattutto in piante da appartamento.
«Quando ho cominciato, i fioristi londinesi vendevano solo fiori! Ho puntato sulle house plants: senza dover spendere soldi per un bouquet nuovo ogni settimana, ti assicuri una casa sempre allegra con un budget limitatissimo. Devi solo imparare come farle durare!» mi aveva raccontato.
Detto niente, avevo pensato allora. Ai tempi della nostra intervista, infatti, io avevo ancora ben chiari in testa i cactus che avevo affogato innaffiato in casa editrice a Milano e i tanti nòccioli di avocado piantati inutilmente - almeno uno per ogni ordine di avocado toast con matcha latte - nelle cucine del cafè plant-based in cui lavoravo. Avevo quindi chiesto a Nik - la “fioraia rock’n’roll” come amava definirsi, con foto profilo in cui stringeva un Bloody Mary in una mano e uno spruzzino nebulizzatore nell’altra - di svelarmi tre dei suoi segreti per non uccidere le mie piante:
«Primo: googla! Studia da dove viene la pianta che hai comprato: è una succulenta? Arriva dal deserto, quindi: ama il sole, il clima secco, poca acqua. È una felce? Arriva dal sottobosco, quindi ha bisogno di ombra e umidità.
Secondo: fai il test del terreno. Innaffiala alla sera e torna da lei al mattino dopo. Se è già asciutto, ha sete. Se è ancora umido, evviva, puoi tornare a dormire.
Terzo: il posto in cui la metti non è definitivo. Se ti accorgi che sta ingiallendo, prima di dirti di avere il pollice nero, spostala in un’altra stanza. Forse ha solo bisogno di più luce e compagnia». Vale per anche per noi esseri umani, no?
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La tua casa botanica
Durante quell’intervista Nik, non una botanica né un’esperta di orticoltura, ma solo un’appassionata che era passata “al lato oscuro della forza”, ovvero da pollice nero a Plant Lady, mi confessò di avere aperto il suo minuscolo negozietto su Kingsland Road con un preciso obiettivo: “aiutare le persone che vivono in città a vivere una vita più verde”, anche se hanno case minuscole e attorno a sé hanno solo cemento. Che poi è quello a cui, se ci pensiamo, sono sempre servite le piante da appartamento.
Di recente ho letto La tua casa botanica, La strana e sensazionale storia delle piante da appartamento e tutti i segreti per prendersene cura (Aboca) un bel libro di Molly Williams in cui ho scoperto che, anche se sarebbe semplice credere nel contrario ... l’ossessione per le case piene di piante non è scoppiata con Instagram (scherzo!). Sembra infatti che, insieme alla ruota, la matematica, l’astronomia e la scrittura in corsivo, a Babilonia (605 aC, in Mesopotamia, odierno Iraq) abbiano inventato anche la possibilità di possedere piante che non servissero per la coltivazione. La storia è questa: «il re Nabucodonosor II ordinò la costruzione dei mitici giardini pensili di Babilonia - una delle sette meraviglie del mondo antico - per la sua giovane sposa Amytis: il palazzo reale in cui si erano trasferiti dopo le nozze era grandioso, ma Amytis sentiva la mancanza della vegetazione lussureggiante della sua terra natale. Volendo compiacere la novella sposa, il re costruì i famosi giardini pensili per alleviare la sua nostalgia di casa», con migliaia di piante e fiori di ogni tipo che decoravano il palazzo, sospesi dai soffitti alle pareti, creando un’oasi lussureggiante nel bel mezzo del deserto.
Insomma, con ben altre metrature rispetto ai cubicoli in cui viviamo noi, inconsapevolmente Amytis era una di noi: una groupie delle house plant, una PlantLady.
Già, perché ora faccio parte anche io della categoria delle PlantLady, un gioco di parole - credo rubato dal più celebre CatLady - con cui nel mondo anglosassone si ironizza su chi riempirebbe la casa di piante o gatti, a seconda dei casi. Dal giorno di quella chiacchierata con Nik Southern a oggi sono cambiate tante cose: ho cambiato nazione innanzitutto (due volte), fidanzato (varie volte) e case (tante). C’è stata una pandemia di mezzo, che io ho passato in un angusto bilocale di ringhiera a Milano con vicini splendidi e qualche pianta di cui prendermi cura. Ho letto, studiato un po’, ne ho apprezzato la compagnia e, soprattutto, ho smesso di affogarle. Perché, proprio come nelle relazioni, ho capito che le piante bisogna ascoltarle: chiedersi da dove vengono, qual è la storia che raccontano, di cosa hanno bisogno è più importante che “inondarle” (metaforicamente e no) di cura. Flash Forward e la mia storia d’amore con le piante prosegue con:
- una casa sui tetti di Lecce che avevo chiamato Casa Botanica e che avevo riempito di agavi, bouganville e cactus;
- il primo nòcciolo di avocado della mia vita germogliato (lo giuro, ho i testimoni) nel giorno in cui ho scoperto di avere Tutù nella pancia;
- Casa Futura - quella in cui ci siamo trasferiti in inverno - che ogni giorno somiglia un po’ di più a una giungla, bagni inclusi.
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Tutto quello che ho imparato in tanti anni da affogacactus.
Tutto questo per dirti che l’erba del vicino è sempre più verde, ma anche la tua casa può farcela. Ti lascio dei piccoli consigli su 4 piante d’appartamento da cui partire se vuoi trasformarti in una PlantLady. Sono tutte a prova di errore e fallimenti: i miei.
Una pianta tra le nuvole: la Tillandsia bergeri
Se la storia di Amytis ti è piaciuta e sogni di vivere nei giardini pensili di Babilonia, lei può venire in tuo aiuto. È una creatura strana, con caratteristiche improbabili: vive anche senza terriccio e trae nutrimento e umidità dall’atmosfera. Per questo, puoi usarla come “pianta volante”, appendendola al soffitto in una boule di vetro. Vuole luce intensa ma diffusa, mai diretta. Il suo ambiente naturale è quello della foresta pluviale: prova a ricrearlo. Nebulizza un po’ d’acqua con uno spruzzino direttamente sulle foglie, due volte a settimana in inverno, anche ogni giorno in piena estate. Se hai sempre affogato i cactus, è la pianta che fa per te: assorbe solo l’acqua di cui ha bisogno.
BONUS TRACK: se sei presa dalle mani di grandezza di Nabucodonosor e vuoi un effetto davvero scenografico, puoi optare per la Tillandsia gigante (Tillandsia xerografica)Taglia L: Monstera Deliciosa
È la pianta dell’effetto giungla per eccellenza: la mia preferita. Ricorda le case degli anni Settanta, non ti sembra di averle viste da sempre? Scenografica e d’effetto, io per anni me ne sono tenuta a distanza: quelle foglie così grandi e intagliate, chissà che perizia serve per farla crescere! Mi sbagliavo. È tra le più adatte a chi teme di avere il pollice nero. Richiede pochissima manutenzione: innaffiala una volta a settimana, sarà sempreverde e rigogliosa. Se alcune foglie ingialliscono, basta drink! Le hai dato troppo da bere, o non le piace la posizione in cui l’hai collocata. È una signora deliciosa: vuole una stanza luminosa, con un po’ d’ombra. Ama il soggiorno e la compagnia.BONUS TRACK: più piccola ma deliziosa e facile da coltivare è la Monstera Adasonii, detta anche maschera di scimmia (monkey mask).
Taglia XXL: la Strelitzia (Strelitzia reginae)
… o banano? È la domanda che in tanti mi fanno quando entrano nel mio studio, in cui ne troneggia una. Non scherziamo, sono cose diverse! Il primo consiglio: dato che so che la compri perché vuoi l’effetto giungla, acquistala già grande. Dieci euro in più, un sacco di frustrazione in meno! La Strelitzia reginae è detta anche uccello del paradiso, per i suoi fiori incredibili e le sue altezze (raggiunge anche i 2 metri!): è una pianta tropicale (non dimenticherò mai quelle che ho visto all’Orto botanico di Johannesburg, in Sud Africa, suo Paese natale) e ha bisogno quindi di tanta luce solare, terreno senza ristagni, buona umidità.La pianta da scrivania (e da Instagram): la Pilea peperomioides
È l’orgoglio di casa mia: una pilea enorme che non smette di crescere. Periodicamente zac, come si fa con la frangetta: taglio e ne faccio talee che coccolo per mesi in una nursery per talee (io uso questa Ikea). Prendersene cura è più facile di quel che sembra, ma non “facile come ordinare cibo cinese” come dice Nik Southern. Detesta il caldo esagerato: non metterla vicino al calorifero, mai esporla al sole diretto.Il segreto per una pilea rotonda e piena? Ruota il vaso con regolarità, in modo che la luce la raggiunga su ogni lato.
Attenta perché detesta i ristagni: quindi, quando la bagni, provvedi a bagnare ben bene il terriccio, ma lascialo asciugare del tutto prima di innaffiarla nuovamente.
Per la forma delle foglie, la Pilea è associata ai soldi in Cina: sembra infatti un po’ “l’albero degli zecchini” di Pinocchio, perché sembra che spuntino monete sui suoi rami. Nella mia esperienza, non è decisamente aumentato il fatturato, ma va fortissimo su Instagram, quindi magari aumenti i tuoi follower.
BONU TRACK: Se le foglie più basse cadono, significa che la bagni troppo. Parola di Nik Segnit
Grazie per essere stata con Terracielo Lineaverde questa settimana. A giovedì prossimo. Spero di non essere più afona, ammaccata e dolorante come oggi, grazie per avermi tenuto compagnia.
Link utili:
(da questa settimana, questa sezione conterrà alcuni link affiliati: se li acquisti tramite questo link, una minuscola percentuale va a me. Se hai una libreria di fiducia, continua ad affidarti a loro!)
Su Instagram è pieno di profili che ti danno consigli su Come non uccidere le tue piante. Ne seguo diversi, ma non ho mai messo in pratica nessun suggerimento, quindi non me la sento di consigliartene nessuno. So per certo, invece, che su questi tre libri puoi trovare informazioni affidabili ma estremamente semplici e fattibili, senza troppi fronzoli né tecnicismi. E allora eccoli qui, da brava secchiona e pure millennial, che ha ancora la pretesa di leggere dei libri :
Come non uccidere le tue piante di Nik Southern
Propagare. Come moltiplicare le piante da interno di Two Dirty Boys
La tua casa botanica. La strana e sensazionale storia delle piante da appartamento e tutti i segreti per prendersene cura di Molly Williams
C’è tantissimo lavoro dietro ogni puntata di questa newsletter: se ti va, qui puoi offrirmi un cappuccino (d’avena). Questa settimana va bene anche un po’ di terriccio o una confezione di Propoli spray (ouch).
Le ho avute tutte e il mio gatto le ha eliminate senza pietà utilizzando armi diverse: denti, unghie, corpo a corpo, pipì. Adesso ho una talea di monstera che sta facendo del suo meglio per sopravvivere in esilio sopra una mensola. Se non la uccide Totò, ci penserà la solitudine?
Destinata a dover scegliere se convivere con un gatto o con le piante, coltivo la mia passione per i vegetali frequentando giardini e leggendo Bloom Magazine, mentre Totò si compiace di avermi in pungo, ancora una volta.
Eh sì, ogni tanto ci vuole una puntata leggera! Ne farò una anche io nel mio piccolo... E comunque grande invidia per le tue piante 🪴 quando stavo da mia madre non mi morivano mai, ora nel mio appartamento più di due anni non durano (con l'eccezione di una piccoletta che ho da 3 anni e di un terrarium). È esposto a nord e anche se ho finestre alte 1.5 m e abito a Roma, ho capito che le piante non gradiscono molto 😭
Ma riproverò coi tuoi consigli!