#17 Questa albicocca è un amuleto
A mangiare si impara. Da bambini, certo, ma non solo. Dal "primo morso" dello svezzamento a un falso mito della diet culture: ma la frutta fa ingrassare? Con un regalo per voi in fondo alla newsletter
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Bello, bello, bello mondo […] Io ho avuto soccorso a volte da una piccola foglia, da un frutto così ben fatto che dava sollievo al mio disordine di fondo. Mariangela Gualtieri
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Due anni fa, di questi tempi, ero alle prese con lo svezzamento di Arturo, mio figlio. In tutta onestà, e a differenza di molte amiche, il pensiero di come sarebbe andata non mi preoccupava troppo. Si era mosso con disinvoltura tra le mie tette e il biberon per cinque mesi e, da qualche settimana, sembrava già mostrare grande curiosità per il cibo che vedeva mangiare, a pranzo e cena, da me e suo padre. Sgambettava dal seggiolone quando portavo in tavola la ciotola piena di frutta colorata a fine pasto, si sporgeva nel tentativo di afferrare un tarallo o un pezzo di pane dalla tovaglia, ci guardava addentare un pezzo di pizza con due occhi che sembravano dire: anche a me.
Invece, in quelle settimane di fine maggio, mi sorprendevo spesso a riflettere su cosa avrebbe costituito il suo primo boccone. La mela grattugiata? Il famigerato passato di verdure? Quella disgustosa farina di riso che avevo visto al supermercato? La nostra pediatra era stata molto rassicurante, come sempre del resto. Nina, dopo il sesto mese, se pensi che sia pronto e curioso, fagli assaggiare quello che vuoi. Il mio pensiero, onestamente, non andava tanto sull’aspetto nutrizionale dei pasti (avevo letto, mi ero documentata, da brava secchiona), quanto su quello simbolico.
E così, mentre cucinavo, lavavo i piatti o facevo la spesa, mi trovavo spesso a fantasticare su quale sarebbe stato il suo primo assaggio del mondo. Quale sarebbe stato il primo morso di mio figlio.
The first bite
Nel 2014, quando vivevo a Cambridge, per alcuni mesi ho avuto come vicina di casa una delle più incredibili food-writer internazionali: Bee Wilson, giornalista e autrice di libri di enorme successo in UK incomprensibilmente (a parte uno, Consider the fork) mai tradotti in Italia. Il mio (suo) libro preferito si chiama First Bite: How we learn to eat (primo morso: come impariamo a mangiare), un saggio in cui, surfando tra gli studi più recenti di psicologia del cibo, antropologia, neuroscienze e nutrizione, Wilson sottolinea che mangiare è un atto di natura, ma cosa mangiamo e come mangiamo è, in realtà, un atto di cultura.
Non nasciamo più appassionati alle patate fritte che a broccoli, ceci e carote: lo diventiamo. Le nostre abitudini alimentari, sostiene Wilson, non sono “innate”, ma modellate da diversi fattori: famiglia e cultura, memoria e identità di genere (gli studi sul sessismo nella cultura alimentare occidentale sono interessantissimi), e poi la fame certo, ma soprattutto l’amore. Quello che abbiamo ricevuto in famiglia attraverso il cibo, o quello che non abbiamo ricevuto. E che abbiamo poi compensato proprio con il cibo. Non nasciamo, insomma, sapendo cosa mangiare o cosa ci piace mangiare. Noi impariamo cosa e come mangiare. Lo impariamo nell'infanzia e, poi, continuamente, potremo reimpararlo per tutta la vita.
Mi spiego meglio. Dall’assunto che mangiare sia cultura e non natura, derivano due conseguenze:
vista l’epidemia di obesità da un lato e di anoressie e disturbi del comportamento alimentare sempre più precoci dall’altro (due facce della stessa medaglia), qualcosa è evidentemente andato storto nel modo in cui impariamo a mangiare in Occidente
possiamo continuamente apprendere nuove abitudini alimentari, da bambini ma anche da adulti, con cui migliorare - o peggiorare - il nostro rapporto con il cibo.
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Consider the.. fruit
Prendiamo per esempio la frutta, uno dei cibi più “ricchi” sia dal punto di vista nutrizionale (occidentale: acqua, fibre, vitamine, antiossidanti ecc ecc) che energetico (orientale: è un cibo yin), inspiegabilmente finito nel tritacarne della diet culture, la cultura grassofobica in cui siamo immersi. “Fa ingrassare; ti gonfia se la mangi dopo pranzo; le ciliegie? ma sei pazza, non posso toccarle, sono a dieta”: quante volte ve lo siete sentito ripetere? Tutto falso, come mi ha spiegato qualche anno fa Salvatore Ripa, endocrinologo romano e specialista in nutrizione, obesità e medicina antiage, che avevo intervistato per Donna Moderna esasperata da tutti questi falsi miti sulla frutta. Nella speranza che spiegasse alle lettrici, una volta per tutte, perché privarsi di albicocche, pesche e fragole (di cui io vado pazza) sia sciocco, oltre che dannoso.
1. Falso mito: “la frutta fa ingrassare”
Che una mela, un kiwi o una banana abbiano qualche caloria in più di una zucchina o xxx poco importa. L’abbiamo già visto: uno, contare le calorie non ha alcun senso; due: l’endocrinologo Ripa - che di ormoni e metabolismo se ne intende! - conferma che «è ormai superata l'idea della xxxx dieta ipocalorica, che può anche farci perdere peso subito, ma poi ce lo restituisce con gli interessi, quando torniamo a mangiare normalmente, perché abbiamo rallentato il nostro metabolismo».
La frutta contiene vitamine, sali minerali, antiossidanti importanti per l'organismo in qualunque situazione, che diventano fondamentali anche quando e se vuoi perdere peso, perché aiutano a spazzare via più facilmente tossine e radicali liberi che un organismo produce in quantità maggiore mentre brucia le riserve di grasso. E, soprattutto, contrastano particolari effetti ormonali e metabolici che si verificano quando siamo a dieta.
«Ormai sappiamo che il tessuto adiposo è, a tutti gli effetti, un organo endocrino, una fonte di ormoni, che "parla" con il nostro metabolismo. Quando siamo obesi o sovrappeso, produciamo meno adiponectina e visfatina, due molecole fondamentali per l'efficienza di fegato e pancreas, organi preposti alla gestione degli zuccheri. E siamo di solito leptino-resistenti, ovvero facciamo fatica a lasciar passare la leptina, l'ormone responsabile del senso di sazietà. Così finisce che abbiamo sempre fame» mi aveva spiegato Ripa.
La nostra fame è influenzata da tante cose, incluso il gioco di equilibrio - io me li immagino sempre su un dondolo basculante, al parchetto degli ormoni - tra i due ormoni responsabili della fame: la leptina e la grelina. Senza dilungarci: la grelina è l'ormone che stimola il senso di appetito, la leptina quello che regola il senso di sazietà. E proprio la frutta stimola la leptina, grazie a cui, detta un po’ grossolanamente, diminuisce il nostro senso di fame.
Inoltre, acqua e fibre di cui la frutta è ricca ci saziano, gli zuccheri gratificano il palato e i flavonoidi - molecole antinfiammatorie che la frutta contiene in abbondanza - riducono l'infiammazione del corpo, una delle cause per cui prendiamo peso più facilmente e lo perdiamo con più difficoltà. Cin cin! Privarcene quando vogliamo perdere peso è proprio una bella idea del cavolo.
Falso mito: “ma provoca gonfiore!”
Ecco un altro mito da sfatare, persino più tenace del primo. Quando l’ho chiesto a Ripa, ha precisato che: «questo mito nasce dall'errata convinzione che, fermentando, potrebbe rallentare il processo digestivo. Questo potrebbe verificarsi dopo un pasto proteico (visto il diverso ph di carne e frutta, per esempio) ma non vale se abbiamo mangiato carboidrati. E comunque è un problema che deve porsi solo chi soffre di meteorismo o difficoltà digestive. Mangiamola quando vogliamo, due-tre volte al giorno, a colazione, come spuntino, dopo pranzo» continuava l’endocrinologo. Anzi, a fine pasto, se proprio dobbiamo dirla tutta, potrebbe addirittura aiutarci ad assimilare i nutrienti. Una macedonia di fragole e kiwi, per esempio, come quella che io ho mangiato poco fa, dopo un pranzo al volo con una frittata con gli ultimi agretti della stagione, mi ha aiutato ad assorbirne meglio il ferro. Sarebbe stato lo stesso se avessi mangiato un piatto di legumi o altri cibi veg ricchi di ferro, che la vitamina C della frutta aiuta ad assimilare nell’organismo.
Il primo morso di albicocca
Spazzati via (spero per sempre!) i falsi miti sulla frutta, torniamo all’inizio, a un maggio meno maggembre di questo, a una me da poco quarantenne alle prese con lo svezzamento di un neonato. Una domenica mattina, nonno Giorgio - mio suocero - è arrivato a casa nostra con una ciotola colma di albicocche del suo orto. Rosse, turgide, profumatissime. Appena colte, calde calde di sole di maggio. Le ho viste e ho pensato: eccolo il primo morso di mio figlio. His First Bite, per dirla con Bee Wilson.
Mentre guardavo Tutù spalancare occhi e bocca per accogliere quel suo primissimo assaggio di mondo, ho sperato che quello fosse più di un semplice assaggio. Da ragazzina ho sofferto di disturbi alimentari e so sulla mia pelle cosa succede quando il nostro rapporto con il cibo va in frantumi: diventano schegge di vetro anche la relazione che abbiamo con noi, con gli altri, con il mondo. Nella cura da quei disturbi, ho incontrato un gioco: esprimere un desiderio ogni volta che assaggio un frutto nuovo nell’anno. Era una pratica contadina, nata forse per celebrare il ritorno di un frutto - e quindi di una nuova stagione -, caduta in disuso da quando troviamo le ciliegie a Natale e le arance anche ad agosto. Così, seduta davanti a un bambino impaziente e festoso, ho portato il cucchiaino colmo di polpa di albicocca alla sua bocca quasi fosse una bacchetta magica. Ho sperato che questo suo primo morso fosse un piccolo atto psicomagico: con l’augurio che il cibo sia sempre per lui piacere, nutrimento, gioia, benessere, nel rispetto dei tempi della natura. E di se stesso. Un’albicocca-amuleto, insomma, perché non rinunci a niente, mai, nemmeno a un piccolo frutto.
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E ora veniamo al regalo! Ilaria.i - sono suoi tazze e piattini che vedete sempre comparire sulla nostra tavola della colazione al mattino, nelle mie Stories su Instagram - ha creato, in collaborazione con la dietista delle famiglie Verdiana Ramina, VIVA LA FRUTTA! Una nuova linea di piatti da frutta, per celebrarne la bellezza e l’importanza nella nostra dieta.
Uva, limone, pesca, mandarino: ce n’è uno per ogni stagione.
Vista la mia passione per la frutta e la nostra albicocca-amuleto, non potevo lasciarmeli sfuggire. Per le lettrici e i lettori di TERRACIELO Ilaria ha creato un codice sconto: NINAGIGA4 al checkout (valido fino a merc 29.05 )
Io spero che vi piacciano come sono piaciuti a me. E che, sulle vostre tavole, funzionino come un amuleto. Che ricordino a voi e ai vostri figli di mangiare per gioia e nutrimento. Nutrendo tutti i sensi, incluso il buon senso, visto che ci aspettano settimane di articoli e servizi sulla “prova costume”…
A giovedì prossimo. E buon primo morso di frutto nuovo.
Link utili:
Il libro di Bee Wilson che vi consiglio per approfondire come impariamo a mangiare e perché possiamo continuare a farlo per tutta la vita
Un estratto del libro molto significativo
I piatti di ilaria.i e Verdiana Ramina nati per celebrare la frutta (se volete il codice sconto, è qualche riga più su)
Come sempre tanto bello leggerti (e ascoltarti!), vado a mangiarmi un’albicocca 😋
Sempre bello e interessante leggerti, Nina… e questa volta anche “pacificante” rispetto al (falso) mito del “guai a mangiare la frutta dopo i pasti!” 💗