#29 Ho finito di scrivere, e continuo
Journaling, free-writing, scrittura terapeutica, blackout poetry, collage: la mia bussola per avvicinarti al potere curativo della scrittura. Guarire con le parole e la creatività? Si può.
Non so cosa penso finché non lo scrivo. Joan Didion
Le nostre voci sono potentissime, spero che tu ti renda conto di quanto è forte la tua. Rupi Kaur
“Questo quaderno è vuoto perché tu non lo sei” diceva uno dei regali più preziosi che abbia mai ricevuto. Ero ad Amsterdam, in un momento difficile, avevo ossa e cuore spezzati in mille punti e scrivere, scrivere, scrivere senza nessun altro scopo se non scrivere si rivelò una delle medicine più potenti per provare a tornare tutta intera.
Si può “Guarire con le parole” dice Rupi Kaur. E del fatto che le parole curino io ne sono sempre stata convinta. Così come immagini e segni quando li lasciamo liberi di correre sul foglio senza ansia da performance, giudizio né aspettative. Sono scalpello per scrostare da sé versioni di noi che non ci appartengono più, bagnasciuga su cui riposare dopo aver nuotato in vasche di ansie e paure dai denti affilati. Lente di ingrandimento, per vedere meglio quello che c’è sotto la pelle. Balsamo e colla, per lenire e rimettere insieme quello che resta.
Come sempre faccio quando ritorno a casa di mia mamma in Puglia, nella stanzetta in cui sono cresciuta, ancora piena di poster di manifestazioni e concerti ormai sbiaditi, stamattina - sono qui per un matrimonio - ho aperto la cassettiera che contiene i vecchi diari e i vecchi quaderni. Aprire quel cassetto mi spalanca sempre una vertigine: rivedo le corse e le salite, le briciole e i sassi, le soste e gli innamoramenti; guardo pezzi di vita a cui non penso mai mischiati a curve che mi tornano spesso in testa, ritrovo frasi che scriverei di nuovo identiche, anche adesso, mischiate a parole che non so più dire. Mi tuffo dentro quel cassetto e accarezzo la testa delle mie mille me, tutte quelle che sono stata e tutte quelle che sono ancora. Ritrovo quaderni interi di citazioni, frasi che ricopiavo diligentemente dai romanzi mentre li leggevo (e quanto leggevo!), diari di scuola, quaderni di appunti, quaderni di elenchi, quaderni di poesie mie, quaderni di poesie altrui, quaderni dei viaggi, quaderni degli Interrail.
E più sfoglio e leggo, saltellando tra gli anni, più mi pare evidente che, quando non studiavo o leggevo (o nuotavo, in estate) io scrivevo. Sarà anche per questo che la mia tesi di laurea in Poesia Contemporanea si chiamava come questa puntata:
Ho finito di scrivere, e continuo.
Una frase autobiografica di Amelia Rosselli che descriveva benissimo anche me.
Poi, la scrittura è diventata la cassetta degli attrezzi del mio lavoro: nello studio editoriale prima, in casa editrice e nel giornalismo poi. E, da scalpello, si è fatta cazzuola: edita il libro, scrivi il pezzo, rivedi il testo, rispondi alla mail, rispondi a quell’altra, rispondi a tutte queste mail. Ha smesso di essere la conchiglia con cui ascoltavo le mie onde interiori, per diventare il binocolo puntato fuori. Ha smesso di togliere rumore a me per diventare megafono e amplificatore degli altri.
Così ho smesso di aprirla per me stessa. E la mano collegata al cuore e alla gola, nel silenzio della stanza, ha lasciato il posto alle dita e al loro ticchettio sulla tastiera. Tic tac tic tac, mentre i giorni sorgevano e tramontavano e le orecchie si distraevano con il fuori, smettendo di sintonizzarsi sul dentro.
Fino a quel taccuino famoso - “Questo quaderno è vuoto perché tu non lo sei” - regalatomi da G. ad Amsterdam, che di colpo ha illuminato una grande verità:
io scrivevo tutto il giorno, ma avevo smesso di scrivere.
Così, dopo aver ritrovato la gioia liberatrice di impugnare la penna come una torcia e scendere dentro di me, senza aspettative né performance, ma solo per provare a stare con quello che c’era, ho cercato di capire cosa ci fosse dentro quello strumento così potente di Cura (e gratis per una volta!) e ho seguito, a Cambridge UK, dove mi ero nel frattempo trasferita, dei corsi di Writing therapy e Therapeutic Journaling. Funzionava davvero, e non solo per me: lo dicevano anche le neuroscienze.
E stamattina, seduta sul pavimento della mia stanzetta in Puglia davanti a un sacco di diari e taccuini rovesciati per terra, ho deciso di dedicare questa puntata di Terracielo proprio al potere salvifico della Scrittura Terapeutica e regalarti il testo di un articolo pieno di spunti pratici e professioniste che stimo che ho scritto per Donna Moderna lo scorso autunno.
Scrittura terapeutica, journaling, free-writing, art journaling, collage e disegno libero: anche questa è Medicina. Cominciamo!
Caro diario creativo…
Sarà perché ti bastano pochi minuti, un quaderno e la voglia di liberare la testa sovraccarica o perché, vivendo accelerate dietro schermi di smartphone e pc, sentiamo l’urgenza di abbassare i livelli di stress, le pratiche quotidiane di scrittura e disegno creativo sono sempre più richieste. Lo confermano i Pinterest Trends: le ricerche online di idee per il “creative journaling” - l’arte di tenere un diario creativo - sono in vertiginoso aumento. Tra quelle più richieste, la scrittura terapeutica (+1840% sul 2022), il journaling (+220%) e l’art journal terapeutico (+3755%).
L’aggettivo terapeutico non sembri eccessivo: la scrittura non cura malattie, ma i benefici per la salute fisica e mentale non mancano. Uno studio di Cambridge ha sottolineato come una pratica costante (20 minuti al giorno, 3 volte a settimana) in coloro che hanno subito un trauma comporti abbassamento del cortisolo, sistema immunitario più forte, meno ansia e pensieri intrusivi, migliore tono dell’umore.
Sei pronta a scoprire uno dei più efficaci strumenti per prenderti cura di te stessa che è anche, per una volta, uno dei più economici?
1. La scrittura terapeutica: la pratica del Journaling
Hai presente quando la mente sembra scoppiare per i troppi pensieri? Puoi provare ad alleggerirla attraverso il journaling, la pratica di scrittura terapeutica che prevede l’utilizzo di un diario (journal, appunto) come strumento di autoanalisi e mezzo per sviluppare soluzioni nuove a dubbi, impasse, problemi.
I neuroscienziati di Harvard confermano: scrivere a mano aiuta a organizzare i pensieri e potenzia concentrazione, capacità di astrazione, espressione emotiva. 15 minuti al giorno sono sufficienti, ma serve costanza: per questo è importante che il tipo di journaling che scegli ti corrisponda.
Se sei mattiniera, prova le Morning Pages: tre o cinque pagine di qauaderno che butti giù appena sveglia, mentre sei ancora in quello stato di semiveglia che ti permette di accedere al tuo subconscio senza filtri. Se invece vuoi chiarezza in uno specifico ambito (emozioni, relazioni, salute mentale, lavoro) fa per te il Journaling guidato: attraverso domande specifiche di coaching, diverse a seconda del problema, provi a trovare soluzioni inaspettate alle aree della tua vita in cui ti senti bloccata.
Per scoprire tecniche e modalità esistono corsi on demand: in Healthy Busy Journaling , la life coach Francesca Deane lo propone come strumento per farti “cambiare vita, un’abitudine alla volta”, mentre la coach Michaela Terzi , avvalendosi di tecniche di Design Thinking e intelligenza emotiva, ti guida dentro le potenzialità del journaling per la tua crescita personale o lavorativa.
2. Freewriting: sospendi il giudizio, fluisci con le parole, svuota la mente
“Non so cosa penso finché non lo scrivo” diceva la scrittrice Joan Didion dando una involontaria e perfetta definizione del freewriting, un tipo di journaling un po’ anarchico che ti permette di sviscerare idee, paure, emozioni in modo libero (free, appunto), senza filtri, schemi o censure. Puoi utilizzarlo ogni giorno o quando ti senti sopraffatta dai pensieri: imposti il timer del cellulare e per 5 minuti rovesci su carta qualsiasi pensiero ti venga in mente, senza staccare la penna dal foglio.
Se temi il panico da pagina bianca, puoi ricorrere ai freewriting prompt: una frase da completare (Ti prometto che... Mi ricordo ancora quando…; Cara paura, ti ho mai detto che... Cara ansia, posso parlarti?...) può fungere da trampolino con cui spiccare il volo e riempire le pagine. La copywriter Ilaria Mangiardi ne propone 101 nel suo ebook Waterfall e, se vuoi approfondire, sul suo sito e su Instagram offre anche workshop di freewriting e sessioni individuali.
3. Art Journaling: disegno, collage, tecniche miste per liberare la creatività
Proprio come per Journaling e freewriting non servono doti da romanziera, per accostarsi alle pratiche di Art Journaling non devi saper disegnare. Il focus non è sul risultato, ma sul processo con cui, attraverso tecniche diverse - dal tratto libero al collage, dal cavardiage o blackout poetry allo sketchbook meditativo - accedere alla parte più creativa di te, per scovare risorse interiori che non sapevi di avere.
Puoi cominciare scarabocchiando uno sketchbook (quaderno di schizzi): l’illustratrice Cinzia Franceschini - autrice del podcast Diario creativo in cui approfondisce questi temi - d’estate propone corsi online di “Sketchbook in vacanza”, d’inverno quelli con cui “liberare il tuo tratto” attraverso esercizi di disegno libero non performativo.
Sulla piattaforma di e-learning Domestika (Domestika) trovi molti corsi per approfondire altre tecniche: dallo sketchbook botanico meditativo, in cui la copia dal vero di piante e fiori si fa pratica meditativa, alla cosiddetta cancellatura creativa (cavardiage), con cui comporre poesie senza scrivere una parola ma cancellando con un pennarello nero testi preesistenti fino a formarne di nuovi.
E se hai nostalgia di carta, forbici e colla ecco il collage: la collage artist Katiuscia Toso propone tutto l’anno corsi in presenza e via zoom in cui unire collage, mindfullness e arteterapia. Puoi allenarti ora in vista di Februllage (su Instagram @februllage), la challenge in cui utenti da tutto il mondo postano sui social un collage al giorno, un diario globale di creatività diffusa e tempo per sé.
Titoli di Coda (Link utili):
Oltre a tutti quelli che trovi nel testo, ti lascio qualche consiglio di lettura (i link Amazon sono affiliati), uno di ascolto e uno di un corso in partenza:
Il libro per cominciare: Guarire con le parole, Rupi Kaur
Il libro per approfondire: Scrivere per guarire, Alessandra Perotti
Il libro per ripararti: Scrivere storie di guarigione, Nicoletta Cinotti
Il podcast per riappropriarti della tua storia e provare a riscriverla diversamente: Chiusa Fuori di Valeria da Pozzo
I corsi di scrittura per la crescita personale e professionale: Fabula Rasa di Maria Fantini
C’è tantissimo lavoro dietro ogni puntata di Terracielo: se ti va, cliccando qui puoi offrirmi un cappuccino d’avena. Questa settimana, va bene anche un quaderno nuovo o un mazzolino di matite ben temperate, grazie!
Se in questo “Settembre Capodanno” hai voglia di tornare a casa da te stessa, risintonizzare il tuo centro, sentire come suona bene la tua Alchimia Interiore, puoi anche prenotare una consulenza di Nutrizione Olistica e pratiche corpomente - tra cui il Therapeutic journaling e la Writing Therapy - con me.
Scrivimi all’indirizzo ninagiga82@gmail.com e ti spiego come funziona e cosa aspettarti. E scopriamo insieme se, come Holistic Nutritionist for body and soul e Certified Health and Wellness Coach, sono la persona giusta per quello di cui senti di aver bisogno.
Grazie per essere stata con Terracielo anche questa settimana. A giovedì prossimo.
Sai che ho iniziato con le Morning Pages da un po', ispirata da The Artist's Way? Sinceramente non è che mi desse molta fiducia, e invece scopro cose sorprendenti nelle mie 3 pagine mattutine. Non sempre sono 3, non sempre è ogni mattina, ma è qualcosa che aspetto e che per il momento mi sta piacendo!
Quanto mi risuona tutto. Sei un'amplificatrice di pensieri e sensazioni sempre per me.
Scrivevo moltissimo; poi per molti anni niente. Poi le parole hanno trovato il loro inchiostro e i miei pensieri ingarbugliati si districano e si fanno più leggeri.
P.s. che bell'invito di consulenza che vedo alla fine! Brava!!!